Un polso ormai fuori uso può cambiare la vita. Almeno a lui l’ha cambiata: Burt Lancaster, abbandonata la carriera di trapezista, è diventato un divo del mondo del cinema. Non uno qualunque: l’American Film Institute lo colloca al diciannovesimo posto dei più grandi di tutti i tempi.
Ne parliamo oggi, 20 ottobre, a trent’anni esatti dalla sua scomparsa. Newyorchese di nascita, considerato un talento della pallacanestro, in realtà nella vita voleva sì strappare applausi, ma facendo evoluzioni col trapezio al circo. Carriera stroncata a colpa di un polso slogato nel 1941. Aveva 28 anni e per lui si trattava di dover trovare un nuovo mestiere.
Richiamato alle armi e spedito prima in Africa e poi in Italia, di fatto per lui l’esordio nel mondo dello spettacolo è datato 1945. Era stato un agente teatrale a notarlo e a proporgli un ruolo a Broadway. Prova superata a pieni voti, tanto da essere notato da un impresario di Hollywood.
Com’è andata a finire lo sappiamo tutti. Film a ripetizione, in ruoli più drammatici e in quelli più sentimentali.
Anche gli italiani ricordano le sue interpretazioni: da applausi come principe di Salina nel Gattopardo di Luchino Visconti. Lavorerà di nuovi con lui nel corso della carriera, così come con altri grandi registi della nostra penisola: Bernardo Bertolucci e Liliana Cavani.
Per lui la scomparsa nel 1994 all’età di 83 anni. Si era da poco risposato per la terza volta. A ricordarlo ci pensano la sua lunga filmografia, ma anche il premio Oscar del 1961. Bello, bravo, affascinante. Uno dei più grandi.