PADERNO DUGNANO – Nella serata dello scorso 22 ottobre, in Garbagnate Milanese, i Carabinieri della locale Stazione, coadiuvati da personale del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Rho, hanno dato esecuzione ad un fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, Sostituto Procuratore Nicola Rossato e Procuratore Aggiunto Laura Pedio, nei confronti di un 49enne di Paderno Dugnano, gravemente indiziato del delitto di omicidio di un uomo classe 1933 (zio della consorte del fermato), deceduto lo scorso 10 ottobre presso l’ospedale di Garbagnate Milanese.
Il provvedimento scaturisce dalle attività di indagine, avviate lo scorso 12 ottobre a seguito della formalizzazione della denuncia, presentata presso la citata Stazione, da parte di un medico in servizio presso l’ospedale “G. Salvini” di Garbagnate Milanese. Più specificamente, il medico denunciava che il malato terminale sottoposto a ventilazione polmonare meccanica ed in trattamento con terapia sedativa mediante l’utilizzo di un macchinario elettromedicale a pompa ad infusione volumetrica, aveva verosimilmente ricevuto, sia in data 9 che in data 10 ottobre scorsi, una dose particolarmente elevata di farmaci sedativi, dovuta alla manomissione della programmazione del citato macchinario, alterazione ritenuta strettamente connessa con il decesso.
Immediatamente sono state avviati approfonditi accertamenti che hanno consentito di acclarare come, proprio nelle serate del 9 e 10 ottobre, il personale medico avesse notato la presenza di un soggetto di sesso maschile intento ad accudire la vittima, ritenuto dagli infermieri il nipote della stessa, ma in quel frangente rimasto non identificato.
Venivano pertanto assunte sommarie informazioni da tutto il personale medico di turno nelle predette serate e veniva altresì acquisita integralmente la cartella clinica del deceduto dalla cui analisi è stato possibile rilevare una totale convergenza dei dati clinici con le dichiarazioni rese dai sanitari escussi. Inoltre, veniva successivamente esperita un’analisi del “data logger” (registro eventi) del macchinario di infusione dei medicinali da parte di personale tecnico specializzato. Giusto a seguito di tale approfondimento investigativo, è stato possibile verificare che, esattamente nelle serate e del 9 e 10 ottobre precedenti, il macchinario aveva registrato rispettivamente 3 e 2 “boli”, vale a dire delle infusioni immediate di un quantitativo di medicinali a velocità notevolmente superiore a quella prevista dalla terapia prescritta al paziente.
Le successive estrapolazioni ed analisi dei filmati di videosorveglianza dell’ospedale, a seguito anche di controllo incrociato con i dati ricavati dall’analisi dei tabulati telefonici dell’utenza mobile in uso all’indagato, risultato per di più essere un infermiere professionale e già operatore di rianimazione, nonché conoscitore del funzionamento della pompa di infusione, hanno consentito di appurare l’esclusiva presenza dello stesso ad accudire la vittima nei giorni di interesse. Circostanza per giunta corroborata dal fatto che quest’ultimo, a causa delle restrizioni all’accesso dovute all’attuale pandemia da virus SARS-COV-2, era l’unico detentore dell’apposito pass rilasciato dall’ospedale per le visite in favore del defunto.
Infine, durante il monitoraggio degli spostamenti dell’indagato, i Carabinieri si avvedevano che lo stesso, nella mattinata del 22 ottobre, non si era presentato a lavoro senza addure alcun valido motivo. L’immediata analisi dei tracciati del dispositivo Gps installato sull’autovettura del sospettato faceva emergere come il veicolo fosse in sosta presso il parcheggio dell’aeroporto di Milano-Linate e che questi aveva prenotato un volo di sola andata per Parigi.
A seguito di tempestiva attività di ricerca e localizzazione, i militari accertavano che l’uomo non si trovava a bordo dell’aeromobile poiché, dopo aver acquistato il biglietto ed essersi recato nella zona d’imbarco, decideva di rinunciare al volo, raggiungendo la propria abitazione di residenza ove veniva bloccato.
Nei giorni successivi, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano convalidava il provvedimento di fermo, disponendo la permanenza dell’indagato agli arresti domiciliari presso la propria abitazione.