MONZA – Nonostante l’infezione da Hiv non costituisca più un’emergenza sanitaria, grazie alla disponibilità di terapie efficaci per il suo trattamento, il numero di nuove diagnosi in Italia e nel nostro territorio non accenna a ridursi. Tra i gruppi più fragili e meno raggiunti dagli interventi sanitari preventivi, vi sono le persone dedite alla prostituzione. In particolare le persone transgender che si prostituiscono e che costituiscono la metà delle prostitute da strada nel territorio di Milano e Monza, sono colpite in maniera sproporzionata dell’epidemia di Hiv/Aids.
Dal 2017, il personale medico e infermieristico dell’Unità di Malattie infettive della Asst di Monza ha avviato una collaborazione con l’associazione Ala Milano onlus e ha deciso di “uscire” dal perimetro dell’ospedale, per intervenire attivamente nel campo della prevenzione e diagnosi precoce dell’infezione da Hiv. L’attività rappresenta quasi un unicum nel contesto nazionale, sia perché scaturisce da una collaborazione tra pubblico e privato sociale, sia perché offre una molteplicità di interventi sul territorio, specificatamente dedicati alle persone transgender che si prostituiscono.
Il progetto è iniziato nell’estate di due anni fa come un survey conoscitivo su comportamenti e conoscenze delle transgender che si prostituiscono nell’area di Milano e Monza, parallelamente all’offerta di test rapidi salivari per la diagnosi di Hiv e Hcv, direttamente nei luoghi di prostituzione notturna e si è, nel corso del tempo, arricchito di nuove offerte. Ad oggi, l’attività include l’offerta di test salivari rapidi per l’Hiv, una volta a settimana, nei luoghi di prostituzione di Milano e Monza attraverso una unità mobile; in analogia ai servizi offerti in ospedale, un ambulatorio settimanale extra-ospedaliero, tenuto in orario serale nella sede dell’associazione Ala, dedicato alle prostitute transgender.
Lo staff è composto da una operatrice pari transgender, una psicologa, una counselor, una mediatrice culturale e 7 membri dello staff delle Malattie infettive della Asst di Monza, tra cui 5 medici (Giuseppe Lapadula, Paola Columpsi, Nicola Squillace, Francesca Sabbatini, Alessandro Soria) e 2 infermiere (Ilaria Beretta, che è anche la caposala del reparto e Martina Comolatti). Nel corso delle diverse uscite, sono state contattate quasi 200 prostitute in 5 luoghi di prostituzione, di cui oltre la metà ha accettato di partecipare al progetto.
Escludendo le prostitute che riferivano di essere già Hiv-positive, circa il 12% di coloro che si sono sottoposte al test sono risultate positive. Complessivamente, una prostituta su cinque non era a conoscenza della propria positività e l’ha scoperta solo grazie all’intervento. La maggior parte di coloro che hanno ricevuto una diagnosi su strada è stata agganciate al centro e hanno iniziato rapidamente (entro 7 giorni dalla diagnosi) la terapia antiretrovirale, bloccando la replicazione virale, prevenendo l’evoluzione in Aids e azzerando il rischio di trasmissione.
L’importanza del progetto è stato tale che i risultati preliminari sono stati presentati, in plenaria, come relazione conclusiva dell’ultimo congresso europeo sull’Aids e i risultati aggiornati verranno presentati a Basilea il prossimo novembre.
“Uscire dai confini dell’ospedale per fare prevenzione esprime una corretta interpretazione delle logiche di integrazione ospedale – territorio, che rappresentano un preciso obiettivo del mandato affidato ai direttori generali da Regione Lombardia – commenta Mario Alparone, direttore generale della Asst di Monza -. Costruire percorsi di prevenzione e presa in carico consente di minimizzare, là dove possibile, il ricorso all’assistenza sanitaria e di programmarla in maniera efficiente ed efficace ai fini della cura. Ringrazio i nostri professionisti per lo spirito di servizio e la professionalità che dimostrano quotidianamente”.
MONZA – Nonostante l’infezione da Hiv non costituisca più un’emergenza sanitaria, grazie alla disponibilità di terapie efficaci per il suo trattamento, il numero di nuove diagnosi in Italia e nel nostro territorio non accenna a ridursi. Tra i gruppi più fragili e meno raggiunti dagli interventi sanitari preventivi, vi sono le persone dedite alla prostituzione. In particolare le persone transgender che si prostituiscono e che costituiscono la metà delle prostitute da strada nel territorio di Milano e Monza, sono colpite in maniera sproporzionata dell’epidemia di Hiv/Aids.
Dal 2017, il personale medico e infermieristico dell’Unità di Malattie infettive della Asst di Monza ha avviato una collaborazione con l’associazione Ala Milano onlus e ha deciso di “uscire” dal perimetro dell’ospedale, per intervenire attivamente nel campo della prevenzione e diagnosi precoce dell’infezione da Hiv. L’attività rappresenta quasi un unicum nel contesto nazionale, sia perché scaturisce da una collaborazione tra pubblico e privato sociale, sia perché offre una molteplicità di interventi sul territorio, specificatamente dedicati alle persone transgender che si prostituiscono.
Il progetto è iniziato nell’estate di due anni fa come un survey conoscitivo su comportamenti e conoscenze delle transgender che si prostituiscono nell’area di Milano e Monza, parallelamente all’offerta di test rapidi salivari per la diagnosi di Hiv e Hcv, direttamente nei luoghi di prostituzione notturna e si è, nel corso del tempo, arricchito di nuove offerte. Ad oggi, l’attività include l’offerta di test salivari rapidi per l’Hiv, una volta a settimana, nei luoghi di prostituzione di Milano e Monza attraverso una unità mobile; in analogia ai servizi offerti in ospedale, un ambulatorio settimanale extra-ospedaliero, tenuto in orario serale nella sede dell’associazione Ala, dedicato alle prostitute transgender.
Lo staff è composto da una operatrice pari transgender, una psicologa, una counselor, una mediatrice culturale e 7 membri dello staff delle Malattie infettive della Asst di Monza, tra cui 5 medici (Giuseppe Lapadula, Paola Columpsi, Nicola Squillace, Francesca Sabbatini, Alessandro Soria) e 2 infermiere (Ilaria Beretta, che è anche la caposala del reparto e Martina Comolatti). Nel corso delle diverse uscite, sono state contattate quasi 200 prostitute in 5 luoghi di prostituzione, di cui oltre la metà ha accettato di partecipare al progetto.
Escludendo le prostitute che riferivano di essere già Hiv-positive, circa il 12% di coloro che si sono sottoposte al test sono risultate positive. Complessivamente, una prostituta su cinque non era a conoscenza della propria positività e l’ha scoperta solo grazie all’intervento. La maggior parte di coloro che hanno ricevuto una diagnosi su strada è stata agganciate al centro e hanno iniziato rapidamente (entro 7 giorni dalla diagnosi) la terapia antiretrovirale, bloccando la replicazione virale, prevenendo l’evoluzione in Aids e azzerando il rischio di trasmissione.
L’importanza del progetto è stato tale che i risultati preliminari sono stati presentati, in plenaria, come relazione conclusiva dell’ultimo congresso europeo sull’Aids e i risultati aggiornati verranno presentati a Basilea il prossimo novembre.
“Uscire dai confini dell’ospedale per fare prevenzione esprime una corretta interpretazione delle logiche di integrazione ospedale – territorio, che rappresentano un preciso obiettivo del mandato affidato ai direttori generali da Regione Lombardia – commenta Mario Alparone, direttore generale della Asst di Monza -. Costruire percorsi di prevenzione e presa in carico consente di minimizzare, là dove possibile, il ricorso all’assistenza sanitaria e di programmarla in maniera efficiente ed efficace ai fini della cura. Ringrazio i nostri professionisti per lo spirito di servizio e la professionalità che dimostrano quotidianamente”.
MONZA – Nonostante l’infezione da Hiv non costituisca più un’emergenza sanitaria, grazie alla disponibilità di terapie efficaci per il suo trattamento, il numero di nuove diagnosi in Italia e nel nostro territorio non accenna a ridursi. Tra i gruppi più fragili e meno raggiunti dagli interventi sanitari preventivi, vi sono le persone dedite alla prostituzione. In particolare le persone transgender che si prostituiscono e che costituiscono la metà delle prostitute da strada nel territorio di Milano e Monza, sono colpite in maniera sproporzionata dell’epidemia di Hiv/Aids.
Dal 2017, il personale medico e infermieristico dell’Unità di Malattie infettive della Asst di Monza ha avviato una collaborazione con l’associazione Ala Milano onlus e ha deciso di “uscire” dal perimetro dell’ospedale, per intervenire attivamente nel campo della prevenzione e diagnosi precoce dell’infezione da Hiv. L’attività rappresenta quasi un unicum nel contesto nazionale, sia perché scaturisce da una collaborazione tra pubblico e privato sociale, sia perché offre una molteplicità di interventi sul territorio, specificatamente dedicati alle persone transgender che si prostituiscono.
Il progetto è iniziato nell’estate di due anni fa come un survey conoscitivo su comportamenti e conoscenze delle transgender che si prostituiscono nell’area di Milano e Monza, parallelamente all’offerta di test rapidi salivari per la diagnosi di Hiv e Hcv, direttamente nei luoghi di prostituzione notturna e si è, nel corso del tempo, arricchito di nuove offerte. Ad oggi, l’attività include l’offerta di test salivari rapidi per l’Hiv, una volta a settimana, nei luoghi di prostituzione di Milano e Monza attraverso una unità mobile; in analogia ai servizi offerti in ospedale, un ambulatorio settimanale extra-ospedaliero, tenuto in orario serale nella sede dell’associazione Ala, dedicato alle prostitute transgender.
Lo staff è composto da una operatrice pari transgender, una psicologa, una counselor, una mediatrice culturale e 7 membri dello staff delle Malattie infettive della Asst di Monza, tra cui 5 medici (Giuseppe Lapadula, Paola Columpsi, Nicola Squillace, Francesca Sabbatini, Alessandro Soria) e 2 infermiere (Ilaria Beretta, che è anche la caposala del reparto e Martina Comolatti). Nel corso delle diverse uscite, sono state contattate quasi 200 prostitute in 5 luoghi di prostituzione, di cui oltre la metà ha accettato di partecipare al progetto.
Escludendo le prostitute che riferivano di essere già Hiv-positive, circa il 12% di coloro che si sono sottoposte al test sono risultate positive. Complessivamente, una prostituta su cinque non era a conoscenza della propria positività e l’ha scoperta solo grazie all’intervento. La maggior parte di coloro che hanno ricevuto una diagnosi su strada è stata agganciate al centro e hanno iniziato rapidamente (entro 7 giorni dalla diagnosi) la terapia antiretrovirale, bloccando la replicazione virale, prevenendo l’evoluzione in Aids e azzerando il rischio di trasmissione.
L’importanza del progetto è stato tale che i risultati preliminari sono stati presentati, in plenaria, come relazione conclusiva dell’ultimo congresso europeo sull’Aids e i risultati aggiornati verranno presentati a Basilea il prossimo novembre.
“Uscire dai confini dell’ospedale per fare prevenzione esprime una corretta interpretazione delle logiche di integrazione ospedale – territorio, che rappresentano un preciso obiettivo del mandato affidato ai direttori generali da Regione Lombardia – commenta Mario Alparone, direttore generale della Asst di Monza -. Costruire percorsi di prevenzione e presa in carico consente di minimizzare, là dove possibile, il ricorso all’assistenza sanitaria e di programmarla in maniera efficiente ed efficace ai fini della cura. Ringrazio i nostri professionisti per lo spirito di servizio e la professionalità che dimostrano quotidianamente”.
MONZA – Nonostante l’infezione da Hiv non costituisca più un’emergenza sanitaria, grazie alla disponibilità di terapie efficaci per il suo trattamento, il numero di nuove diagnosi in Italia e nel nostro territorio non accenna a ridursi. Tra i gruppi più fragili e meno raggiunti dagli interventi sanitari preventivi, vi sono le persone dedite alla prostituzione. In particolare le persone transgender che si prostituiscono e che costituiscono la metà delle prostitute da strada nel territorio di Milano e Monza, sono colpite in maniera sproporzionata dell’epidemia di Hiv/Aids.
Dal 2017, il personale medico e infermieristico dell’Unità di Malattie infettive della Asst di Monza ha avviato una collaborazione con l’associazione Ala Milano onlus e ha deciso di “uscire” dal perimetro dell’ospedale, per intervenire attivamente nel campo della prevenzione e diagnosi precoce dell’infezione da Hiv. L’attività rappresenta quasi un unicum nel contesto nazionale, sia perché scaturisce da una collaborazione tra pubblico e privato sociale, sia perché offre una molteplicità di interventi sul territorio, specificatamente dedicati alle persone transgender che si prostituiscono.
Il progetto è iniziato nell’estate di due anni fa come un survey conoscitivo su comportamenti e conoscenze delle transgender che si prostituiscono nell’area di Milano e Monza, parallelamente all’offerta di test rapidi salivari per la diagnosi di Hiv e Hcv, direttamente nei luoghi di prostituzione notturna e si è, nel corso del tempo, arricchito di nuove offerte. Ad oggi, l’attività include l’offerta di test salivari rapidi per l’Hiv, una volta a settimana, nei luoghi di prostituzione di Milano e Monza attraverso una unità mobile; in analogia ai servizi offerti in ospedale, un ambulatorio settimanale extra-ospedaliero, tenuto in orario serale nella sede dell’associazione Ala, dedicato alle prostitute transgender.
Lo staff è composto da una operatrice pari transgender, una psicologa, una counselor, una mediatrice culturale e 7 membri dello staff delle Malattie infettive della Asst di Monza, tra cui 5 medici (Giuseppe Lapadula, Paola Columpsi, Nicola Squillace, Francesca Sabbatini, Alessandro Soria) e 2 infermiere (Ilaria Beretta, che è anche la caposala del reparto e Martina Comolatti). Nel corso delle diverse uscite, sono state contattate quasi 200 prostitute in 5 luoghi di prostituzione, di cui oltre la metà ha accettato di partecipare al progetto.
Escludendo le prostitute che riferivano di essere già Hiv-positive, circa il 12% di coloro che si sono sottoposte al test sono risultate positive. Complessivamente, una prostituta su cinque non era a conoscenza della propria positività e l’ha scoperta solo grazie all’intervento. La maggior parte di coloro che hanno ricevuto una diagnosi su strada è stata agganciate al centro e hanno iniziato rapidamente (entro 7 giorni dalla diagnosi) la terapia antiretrovirale, bloccando la replicazione virale, prevenendo l’evoluzione in Aids e azzerando il rischio di trasmissione.
L’importanza del progetto è stato tale che i risultati preliminari sono stati presentati, in plenaria, come relazione conclusiva dell’ultimo congresso europeo sull’Aids e i risultati aggiornati verranno presentati a Basilea il prossimo novembre.
“Uscire dai confini dell’ospedale per fare prevenzione esprime una corretta interpretazione delle logiche di integrazione ospedale – territorio, che rappresentano un preciso obiettivo del mandato affidato ai direttori generali da Regione Lombardia – commenta Mario Alparone, direttore generale della Asst di Monza -. Costruire percorsi di prevenzione e presa in carico consente di minimizzare, là dove possibile, il ricorso all’assistenza sanitaria e di programmarla in maniera efficiente ed efficace ai fini della cura. Ringrazio i nostri professionisti per lo spirito di servizio e la professionalità che dimostrano quotidianamente”.